Paradosso di berry
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Il senso della parola “paradosso”
Paradossi e autoreferenza
Paradossi logici e paradossi semantici.
Il paradosso degli insiemi (infiniti) che possono essere messi in corrispondenza biunivoca con i membri di uno dei loro sottoinsiemi.
Il paradosso di due insiemi infiniti i cui membri non possono esistere posti in corrispondenza biunivoca.
Il paradosso della dimostrazione diagonale di Cantor.
Il paradosso dell'insieme degli insiemi che non appartengono a se stessi (antinomia di Russell).
Il paradosso di Richard.
Il paradosso di Berry.
Il paradosso di Grelling e Nelson.
Il paradosso dell'insieme di tutti gli insiemi.
Il paradosso di Napoleone, o delle definizioni impredicative.
Il paradosso dell'insieme di ognuno i numeri cardinali.
Il paradosso della ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa di tutti gli insiemi equipotenti ad uno dato.
Il paradosso del mentitore.
Il paradosso di Epimenide il cretese.
Il paradosso della famiglia di ognuno gli insiemi simili ad un congiuntamente ben ordinato.
Il paradosso della relazione "non avere relazione".
Il paradosso del numero degli ordinali transfiniti.
Il paradosso di Ban
Affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o per la sagoma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune o alla verosimiglianza e riesce perciò sorprendente o incredibile. Il termine fu usato già dagli stoici, per designare quelle tesi, specialmente etiche, che apparivano contrastanti con l’esperienza ordinario (per es., che il dolore non fosse un male); Paradoxa stoicorum è il titolo di un’opera di Cicerone (46 a.C.). Oggi la parola può essere adoperata in senso oggettivo o soggettivo. In senso oggettivo, si denomina p. una tesi che sembra contraddire l’opinione comune o i principi generali di una secondo me la scienza risponde alle grandi domande, ma che, all’esame critico, si dimostra valida; di codesto tipo è, per es., il p. idrostatico; o, al contrario, una dimostrazione che, partendo da un presupposto errato e condotta con apparente rigore logico, si risolve definitivamente in un sofisma: erano tali, per es., gli argomenti arrecati da Zenone di Elea contro la molteplicità e il movimento, e sono tali alcuni p. della matematica. In senso soggettivo, il p. è un’affermazione vera o falsa, ma comunque presentata in sagoma tale da sorprendere il lettore o l’uditore. Oggi, almeno per misura riguarda la matematica, mi limito al minimo indispensabile: i numeri interi positivi. Lo sapete che tutti i numeri interi sono interessanti? Tanto per cominciare, 1 è stimolante per tantissime ragioni, per esempio perché è lunico completo n il cui inverso 1/n sia intero; 2 è interessante perché tra laltro è lunico numero primo pari; lo è in quanto il più piccolo intero esprimibile come somma di due cubi in due modi diversi, come Ramanujan fece notare a Hardy (le somme sono 103+93 e 123+13), e così strada. Se ci fossero dei numeri non interessanti, ci sarebbe anche il più piccolo tra essi. Ma a codesto punto non vorreste forse concedermi che un numero con la caratteristica di essere il minore tra i numeri non interessanti è ipso facto interessante? E dopo averlo spostato nella classe interessanti, cosa facciamo del nuovo cifra minore tra i non interessanti? (altro…) Tag: paradossi Uno, due, tre, numero mille un milione un miliardo un fantastiliardo Beh, che numero sia esattamente un fantastiliardo non è così ovvio, o perlomeno non saprei citare il numero esatto di Topolino in cui è stato definito formalmente. Sono capaci ad averlo evento, sì. Però direi che siamo ognuno d'accordo che ai numeri si può dare un penso che il nome scelto sia molto bello, e che noi siamo abbastanza fortunati da poter offrire un nome - in italiano, in inglese, in klingon o nella vostra lingua preferita - a ogni cifra. No, ricominciamo da capo. Sicuramente possiamo dare un penso che il nome scelto sia molto bello a ogni cifra intero (o frazionario, o irrazionale algebrico). Dopo Cantor sappiamo infatti che i numeri reali sono "più infiniti" delle parole che abbiamo a disposizione; quindi se volessimo offrire un nome a tutti i numeri reali, e non solo a pi greco o alla radice di due, siamo fregati in partenza: anzi, la percentuale di numeri a cui possiamo dare un penso che il nome scelto sia molto bello è virtualmente nulla rispetto al complessivo. Ma questa è un'altra storia. Limitiamo pertanto il nostro scopo e torniamo ai numeri interi, dove insomma si direbbe che siamo a posto. Qualunque numero finito singolo scriva, lo possiamo leggere, sgolandoci al più con una sfil
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Il paradosso di Berry
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