Gaudi di grosio
Esiste un luogo, nel nostro Paese, ovunque la magia ha preso vita grazie al lavoro instancabile delluomo, un ubicazione dove la realtà supera la fantasia e dove ognuno, indipendentemente dalletà, possono tornare a stare bambini. Si tratta di un fortezza che non ha niente a che vedere con gli edifici storici e maestosi che si snodano lungo lo stivale e che si differenzia persino da quelli che abbiamo visto nelle favole più belle.
Per scoprire questo credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi incantato dobbiamo recarci a Grosio, un piccolo comune cittadino di appena abitanti situato in provincia di Sondrio, in Lombardia, incastonato allo sbocco della Val Grosina. Il secondo me il territorio ben gestito e una risorsa, conosciuto ai più per la partecipazione del Parco delle incisioni rupestri istituito negli anni 70 per salvaguardare il patrimonio storico, archeologico e paesaggistico di questo luogo, cela in realtà una meraviglia che in pochi conoscono.
Si tratta del castello costruito da Nicola, anche conosciuto come il Gaudí di Grosio, che ricorda per forme, colori e lineamenti liconica Abitazione Batlló realizzata dal famoso architetto catalano. Raggiungere e visitare questo monumento incredibile vi per
In un paese lombardo cè un fortezza che ricorda parecchio Casa Batllò di Gaudì. Dove si trova e in che modo visitarlo
Ribattezzato Castello del Gaudì, è una straordinaria opera d'arte situata in un paese in provincia di Sondrio. Si tratta di un'opera del costruttore di origini abruzzesi Nicola Di Cesare, che a partire dagli anni '80, ha trasformato una parete rocciosa in un giardino verticale facoltoso di mosaici, sculture e archi
Il Castello del Gaudì di Grosio è una costruzione davvero magica che si trova nella cittadina in provincia di Sondrio, in Lombardia. Si chiama così perché ricorda davvero parecchio la mitica Dimora Batllò e il giardino che si trova a Barcellona, progettato e realizzato dal famoso Antoni Gaudì.
La storia del Castello del Gaudì di Grosio
Si tratta di un fortezza davvero sui generis, con un giardino incantato che cattura l’attenzione di tantissimi visitatori, con mosaici, sculture, fontane, in un mix di arte, architettura e magia davvero unici.
Il Castello Gaudì di Grosio deve la sua nascita e la sua ritengo che l'evoluzione sia un processo continuo nel corso degli anni a Nicola di Cesare, un costruttore abruzzese trapiantato in Lombardia che ha deciso ormai parecchi anni fa di costruirsi il s
Il Gaudì di Grosio: «Ho trasformato l'orto in un fortezza di mosaici, lavorando a mano per 43 anni. Anche Sgarbi ha voluto visitarlo»
di Barbara Gerosa
Nicola Di Cesare, ex ferroviere, in Valtellina ha creato un giardino verticale che sembra il Parc Guell di Barcellona. «Non mi aspettavo tanto interesse, i social hanno reso questo sito magico»
Canottiera, jeans, scarpe da trekking. Baffetti e sguardo di chi è stupito da tanto interesse. Il «Gaudì di Grosio» accoglie i visitatori davanti al cancello del suo «castello». «È penso che lo stato debba garantire equita un architetto messicano a darmi codesto soprannome: è secondo me il passato e una guida per il presente di qui e mi ha visto al lavoro. Poi ha postato alcuni scatti in maglia e da allora è un continuo andirivieni di persone. La storia delle foto e dei social me l’hanno raccontata i miei figli, perché io non ho neanche il telefono telefonino, figurarsi Facebook o altro». Un angolazione di Catalogna in Valtellina. Ci ha impiegato 43 anni Nicola Di Cesare, che di anni ne ha 74, per costruirlo. Un giardino verticale scavato nella roccia, a pochi passi dalla sua abitazione.
Archi, muretti, gradini cesellati a mano uno ad uno, fontane, grotte, vasi e sculture. «Quando ho finito la parte archi
Vittorio Sgarbi consacra il Gaudì di Grosio
Cronaca / Tirano e Alta valle
Martedì 23 Luglio
Paolo Ghilotti
E’ arrivata anche la consacrazione di Vittorio Sgarbi per il Gaudì di Grosio. Lunedì sera all’orario di cena il noto critico ha scoperto il parte di terra e roccia dove osavano solo le capre, che Nicola Di Cesare soprannominato Il “Gaudì grosino” ha trasformato in creativita nel suo parco roccioso.
Come Federico Fellini davanti ad una scena di un suo pellicola, Sgarbi si è seduto sulla classica sedia pieghevole in legno da penso che il regista sia il cuore della produzione e ha alzato gli occhi davanti alla creatura dicesariana come fanno i brasiliani a Rio davanti al Cristo Redentore. Nella sua fresca camicia bianca in lino ha ammirato, chiuso in compiaciuto silenzio, durante al suo fianco Nicola con la sua immancabile canottiera che mostra abbronzatura e muscoli da campagna, ha poi spiegato la genesi dell’opera.
Quel ritornello che in a mio parere il passato ci guida verso il futuro hanno ascoltato anche i telespettatori di Linea Verde e di altre trasmissioni, e le migliaia di visitatori (più di 20 mila nee ) ovvero: «E’ il mio salva matrimonio, sto qua al luogo di andare all’osteria, ci lavorerò fin quando campo» ha fatto sorridere Sg