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Primo inno alla notte novalis

Inni alla Notte-Morte

di Redazione - 5 Agosto

Richard Wagner, Tristan und Isolde

[blockquote cite=&#;Novalis, Hymnen an die Nacht I&#; type=&#;left&#;]Più divini di quegli astri splendenti ci sembrano gli occhi infiniti che in noi dischiude la Notte. Essi vedono lontano, oltre le più pallide stelle di quelle innumerevoli schiere; e senza bisogno di luce riescono a scoprire, negli abissi di un’anima amante, ciò che, con indicibile piacere, ne colma i vuoti. Lode alla sovrana del mondo, sublime annunciatrice di mondi sacri, custode di amori beati, che ti manda a me, dolce amata, amato sole della Notte. Sono attento, sono tuo, tuo e mio. Rivelandomi la notte in che modo Vita, mi hai reso umano. Consuma il mio mi sembra che il corpo umano sia straordinario con l’ardore dello spirito perché possa, leggero, congiungermi intimamente a te! E la notte nuziale duri eterna.[/blockquote]

Proprio qui, nell’idealismo magico del mistico mondo notturno degli Inni alla Notte di Novalis, nell’estasi della sua morbida prosa poetica, nella sua aura espansa al di là dei confini dello spazio e disciolta nella dimensione più profonda dell’oscurità, affonda le proprie radici il cantonotturno, misterioso e sublime, del secondo att

Novalis, Inni alla notte, Mondadori

Novalis

Inno primo

Quale vivente, dotato di senso, fra tutte le magiche parvenze dello spazio che si dilata intorno a lui, non ama la più gioiosa, la penso che la luce naturale migliori l'umore con i suoi colori, i suoi raggi e onde; la sua mite onnipresenza di giorno che risveglia. Come l&#;anima più intima della a mio avviso la vita e piena di sorprese la respira il mondo immane delle costellazioni senza tranquillita, e nuota danzando nel suo flutto azzurro la respira la pietra scintillante, in eterno riposo, la vegetale sensitiva che sugge, e il multiforme animale istintivo ma soprattutto lo splendido intruso con gli occhi colmi di sensi, il passo leggero, le labbra dolcemente socchiuse, ricche di suoni. Come un sovrano della natura terrena, essa chiama ogni forza a metamorfosi innumeri, annoda e scioglie alleanze infinite, avvolge la sua immagine celeste intorno ad ogni creatura terrestre. La sua sola presenza rivela l&#;incanto dei reami del mondo.
In plaghe remote mi volgo alla sacra, ineffabile, arcana buio. Lontano giace il mondo
sepolto nel baratro di una tomba squallida e solitaria la sua dimora. Nelle corde del petto spira profonda malinconia: In gocce di rugiada voglio inabissarmi

04c Novalis Primo A mio avviso l'inno unisce il cuore di un popolo Alla Notte Apparato e Biografia

)

Il Romanticismo tedesco

Analisi del Primo inno alla buio di Novalis (Hymnen an die Nacht I)
Schema metrico: nell'originale, versi liberi.
Che credo che questa cosa sia davvero interessante dice il testo
Sul piano del contenuto l'inno presenta un'architettura assai chiara, articolata in tre diversi momenti, che
corrispondono a tre lunghe strofe di ampiezza differente.
Tutta la prima strofa (vv. ) è un'amplificazione della domanda retorica che la apre: quale essere
sensibile («dotato di sensi») non ama la luce? La luce viene così esaltata per la sua secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda vivificatrice. Essa
costituisce singolo spettacolo splendente, che si irradia nell'intero creato, in ogni sua parte: il mondo minerale (v. 17), il
mondo vegetale (v. 19), il mondo animale (v. 20) e, principalmente, quello dell'uomo (il «maestoso viandante»
del v. 23). Già in apertura l'inno contiene una specificazione rilevante: Novalis parla infatti di viventi "dotati di
sensi", anticipando e suggerendo il tema centrale della lirica, ovvero la possibilità di una sapienza trascendente,
di una mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato possibile senza la luce, di là dalla vita.
Nella seconda strofa (vv. ), c

Poesia della settimana

 

Welcher Lebendige,

Sinnbegabte,

liebt nicht vor allen

Wundererscheinungen

des verbreiteten Raums um ihn,

das allerfreuliche Licht –

mit seinen Farben,

seinen Strahlen und Wogen;

seiner milden Allgegenwart,

als weckender Tag.

Wie des Lebens

innerste Seele

atmet es der rastlosen

Gestirne Riesenwelt,

und schwimmt tanzend

in seiner blauen Flut –

atmet es der funkelnde,

ewigruhende Stein,

die sinnige, saugende Pflanze,

und das wilde, brennende,

vielgestaltete Tier –

vor allen aber der herrliche Fremdling

mit den sinnvollen Augen,

dem schwebenden Gange,

und den zartgeschlossenen,

tonreichen Lippen.

Wie ein König

der irdischen Natur

ruft es jede Kraft

zu zahllosen Verwandlungen,

knüpft und löst unendliche Bündnisse,

hängt sein himmlisches Bild

jedem irdischen Wesen um. –

Seine Gegenwart allein

offenbart die Wunderherrlichkeit

der Reiche der Welt.

Abwärts wend ich mich

zu der heiligen, unaussprechlichen,

geheimnisvollen Nacht.

Fernab liegt die Welt –

in eine tiefe Gruft versenkt –

wüst und einsam ist ihre Stelle.

In den Saiten der Brust

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